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Il coro La Cordata è stato fondato dal Maestro Giuseppe Labbozzetta nel 1985. Dal 2011 è diretto da Arnaldo Di Cristofaro. Il coro fa parte della sezione CAI di Mestre dal 1987.

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lunedì 15 agosto 2011

NASCITA E TRADIZIONE DEL CANTO POPOLARE DI MONTAGNA







NASCITA E TRADIZIONE DEL CANTO POPOLARE DI MONTAGNA
«Il canto popolare rappresenta le nostre tradizioni. 
I canti parlano della nostra storia, dei “mestieri” dei nostri antenati, dei loro sentimenti, del loro modo di intendere la vita. 
Tutti dovremmo sapere queste cose. Un giovane che non ha mai ascoltato “La pastora” e non ha neppure una vaga idea di cosa sia il canto popolare, perde la possibilità di conoscere le sue origini, la sua terra, perde un pezzo del suo passato e delle sue radici. 
E senza nemmeno saperlo.»

Mauro Pedrotti


IL FILO’ E LA TRADIZIONE ORALE
Il canto popolare di montagna ha per antonomasia  nell’immaginario collettivo il significato e il suono di un Coro alpino.
Si tratta di un genere autentico che si è formato nei primi decenni del dopoguerra in Trentino, anche grazie alla nascita del Coro SAT, ma che affonda le radici nella storia, nelle tradizioni e  nella cultura viva della  gente delle nostre montagne.
Vera e propria espressione culturale e patrimonio delle comunità montane, i canti popolari, sono la più antica e radicata forma di comunicazione e trasmissione culturale nelle valli, dal Piemonte al Trentino, ma anche in altre zone,  che si è tramandata con regole semplici, popolari e che ne hanno garantito la sopravvivenza e la continuità fino ad oggi.
Nelle valli delle montagne del Nord, ma anche  in quelle del Centro Italia, la comunicazione era spesso impossibile per mesi a causa dei lunghi inverni, dove una montagna, un bosco, un dosso o un torrente era sufficiente a isolare paesi e comunità  rendendole oltre che autonome, diverse e lontane.
Nel chiuso dei filò, le quotidiane riunioni serali nel calore delle stalle, proprio d'inverno nascevano storie, melodie e venivano tramandate le canzoni.
 Anche sotto forma di canti , mentre gli uomini parlavano e le donne lavoravano a maglia o filavano, si trasmettevano informazioni, pettegolezzi , cronaca, notizie o lezioni di vita.

LE FESTE E LE RICORRENZE
Poi, quando la stagione riapriva, le genti si muovevano, si incontravano, si rimettevano in circolo le possibilità di conoscenza e di comunicazione.
Allora concretamente tutto questo patrimonio accumulato, custodito, arricchito di giorno in giorno, elaborato spontaneamente, veniva  partecipato in tutte quelle occasioni che la buona stagione offriva.
A volte un matrimonio, oppure l'incontro tra persone di valli diverse era un pretesto per travasare da un paese all'altro, da un tabià o una baita a un maso, tutta la ricchezza di musica, di esperienza e  di tradizioni racchiuse nei  canti.
C'erano  anche specifiche ricorrenze legate a determinati periodi dell 'anno: come per esempio il Natale e tutto il periodo sino alla Befana, nel quale c’era l’usanza di portare di casa in casa canti religiosi  di origine antica da parte di gruppi di cantori.
Questi canti e rituali religiosi  erano mescolati a tradizioni e rituali d'origine pagana.
In primavera per esempio, in alcune località del  Trentino c’era  l'usanza del Trato Marzo (*) durante la quale si festeggiava la formazione delle nuove coppie e nel contempo si celebravano le antiche cerimonie propiziatorie per la fertilità della terra.
I canti si passavano di valle in valle, ma anche fra diverse regioni, tanto che risulta quasi impossibile assegnare una sicura origine a testi e melodie.
Dal Piemonte al Friuli, dal Trentino alla Lombardia e ancora giù, l'Emilia, la Toscana,  queste regioni sono interessate dal fenomeno di elaborazione culturale e popolare, tanto che ogni zona presenta le sue proprie e infinite versioni di canti la cui nascita spesso si deve ricercare all'indietro nei secoli.
Il dialetto conosce infinite sfumature, di paese in paese e ogni zona, ogni valle, ogni paese ha un «suo» repertorio di canti, inequivocabili per contenuti linguistici , per colore, metrica e aspetto musicale.
Un importante ruolo nella diffusione poi, (e anche creazione)   del canto popolare, tra la fine dell’ottocento  scorso e l'inizio del novecento, fu svolto dai cantastorie che passavano di valle in valle, facendo da collegamento fra le comunità.
Girando le piazze e le fiere cantavano storie vere, fatti di cronaca, eventi sensazionali che mescolavano alla fantasia, decorandoli di citazioni tratte dalle antiche canzoni.

Durante la prima guerra mondiale, i loro «racconti» venivano anche venduti tra i soldati italiani, sotto forma di fogli sparsi che così circolavano, per questo si possono definire i «giornalisti» popolari di allora.
La grande guerra  del  1915-18 coincise con un periodo particolarmente fecondo per la trasmissione della cultura popolare,quale vero 'inizio dell'era contemporanea.


 LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Seppur rimanga, fra le guerre fatte, la  più cruenta che l’umanità abbia avuto per durata e numero di vittime, fu l'evento che per mescolanze di popolazioni di uomini chiamati alla leva, più di altri ha contribuito  a determinare l’unità d’Italia.
I giovani i soldati sradicati dai paesi d'origine, portati a mescolarsi con giovani di altre culture, costretti a  incontrare tradizioni, luoghi diversi e sconosciuti, furono i protagonisti inconsapevoli della diffusione dei canti appresi nelle lunghe serate d’inverno nei filò e, in generale, della cultura del loro paese d'origine.
A loro volta incontrando le nuove culture, per la predisposizione che caratterizza l’età giovanile, hanno facilmente assorbito le nuove culture incontrate che si sono quindi sovrapposte a quella d'origine.
Questo ha significato la nascita di molti canti, anche quelli che si ritengono nati durante il periodo bellico e quindi chiamati «canti di soldati»,  risultano essere sempre rielaborazioni, adattamenti ed amplificazioni di canti più antichi: di lavoro, d'amore e di vita normale.
Alcuni testi fanno risalire a questa spinta e a questo fermento negli anni '20 in particolare in Trentino, la nascita  di quello che oggi è universalmente conosciuto (e riconosciuto) come il canto popolare corale.

LA NASCITA DEL PRIMO CORO SOSAT (SAT)(**)
Fu in quegli anni che si forma il coro SAT (all’inizio si chiamava SOSAT) e la sua prima esibizione in pubblico  fu il 25 maggio 1926 Al castello del Buonconsiglio a Trento.
I fratelli Pedrotti consapevoli di non inventare niente di nuovo, hanno avuto invece il merito  di presentare una novità  che in quell’epoca era assoluta e fortissima.

 Il coro formato da una decina di cantori, eseguivano per la prima volta sul palcoscenico le antiche melodie che avevano sentite cantare nei filò, nelle gite in montagna, attorno ai fuochi accesi di notte vicino ai rifugi alpini.  
Un'armonizzazione spontanea con quattro voci: tenori, secondi, baritoni, bassi,  naturale, solida come vere erano le melodie vera  era anche la novità.
Le voci libere, ma profonde,  ben equilibrate nell’accordo, creavano in chi le ascoltava per colore e melodia, sensazioni  di ampiezza di  paesaggio, evocando le ampie vallate e  le montagne  slanciate verso l'alto.
Il pubblico dei trentini si riconobbe subito in quel modo di cantare che riproponeva le radici autentiche di un popolo e della sua storia.
L’amore per questi canti videsubito  l’interesse di musicisti quali: Luigi Pigarelli, Antonio Pedrotti, Arturo Benedetti  Michelangeli,  Renato Dionisi. 

Molti dei canti trentini che ancora oggi vengono eseguiti vennero tratti dalle antiche melodie, recuperate con amore e meticolosamente raccolte da Silvio Pedrotti.
Con un grande lavoro di recupero e di composizione questi brani vennero rivestiti  con bellissime armonie ad alto livello musicale allargando ai più  questo bel modo spontaneo e immediato di cantare.

NASCONO CENTINAIA DI CORI IN TUTTA ITALIA
Dagli  anni cinquanta fino alla fine del novecento, grazie al successo e la notorietà del Coro della SAT, i cori si sono moltiplicati in tutto il territorio nazionale, dove sono proliferati grazie ad una spinta emozionale legata all’amore per il canto e per la montagna, con il  raggiungimento di buoni livelli di esecuzione.
Nella stragrande maggioranza  I loro componenti sono dilettanti, non professionisti, che trovano nel canto le ragioni di un impegno fatto soprattutto di voglia d'incontrarsi, d'amicizia, di socialità, e di cultura.
I risultati di questo slancio emozionale si sono visti, esistono infatti alcuni cori che, grazie anche al contributo di direttori particolarmente versati  con sensibilità  musicali da professionisti attenti, si sono saputi conquistare fama e popolarità e si esibiscono regolarmente nei grandi teatri, incidono dischi, partecipano a trasmissioni televisive.

Allo stesso modo e con il medesimo spirito,  cantano anche nelle feste di paese, nei rifugi di montagna,  a piccoli gruppi quando si incontrano tra amici.
Altri cori vivono invece una dimensione più modesta e limitata, ma con lo stesso spirito, con un'uguale vitalità, con un'identica partecipazione; per il gusto puro di trovarsi, di misurare l'impegno, di realizzare nel canto la piena solidarietà cantando oltre che nelle feste di paese anche nelle case di riposo per le persone meno fortunate e ovunque c’è da animare un pomeriggio in allegria.
Il fenomeno dei cori di montagna, stante una leggera flessione e crisi di adesione che sta subendo in questi primi anni del 2000, continua per contribuire  alla continuità di un messaggio, fatto di parole e di note, che è profondamente inciso dentro ognuno di noi.





(*)  Trato Marzo (Domani Marzo) è un'antichissima tradizione di Pinzolo, come anche di altre località dell'arco alpino.
Essa si ricollega alle usanze di epoca pre-cristiana, ovvero alle Calende di Marzo, celebrate durante le feste matronali in onore della dea Giunone. Come tali, queste feste si richiamavano alla celebrazione dell'arrivo della primavera, del risveglio della fecondità e della stagione degli amori. Furono mal viste ed abbandonate in epoca medievale, ed abolite anche molto dopo, sotto il governo austriaco.



(**)Il Coro dell SAT nasce ufficialmente il 25 maggio 1926 per opera dei fratelli Enrico, Mario, Silvio, Aldo Pedrotti e di alcuni amici. La denominazione originaria era “Coro della SOSAT”, che mantiene fino al 1932, quando assume il nome attuale. I fratelli Pedrotti, amanti della musica fin da bambini, hanno potuto arricchire le loro conoscenze di canti popolari di differenti origini e provenienze, in seguito alle esperienze di guerra. Il Coro diretto inizialmente da Enrico e per più di cinquant`anni da Silvio, è ora nelle mani di Mauro Pedrotti, nipote di Silvio e figlio di Mario. Si è esibito in oltre mille concerti in Italia, Europa, Nord America e nei teatri più prestigiosi. Possiede, nel suo repertorio più di 300 canti che ha raccolto in diverse incisioni dal 1933 fino al 2000.